Preg.mo Direttore,
qualche giorno fa ho letto sul sito dell’ansa l’articolo “F. Cristiana: affondo contro Premier e legge elettorale” che mi ha stimolato la seguente riflessione:
Tralascio la questione relativa ad Alitalia e conflitto d’interessi del Premier perché la prima vicenda è sotto gli occhi di tutti gli italiani i quali hanno sicuramente capito dove stanno le responsabilità (il PD ha usato la CGIL per ostacolare un secondo grande successo del Governo dopo Napoli), la seconda perché è ormai una questione vecchia che, sembra, non interessare gli italiani.
Vengo invece alla seconda questione dell’articolo: “Su preferenze pronta porcata numero due” per significarLe il motivo che mi fa dissentire dal Suo argomentare:
Lei sicuramente ricorderà che sulla legge elettorale col voto di preferenza calò, nel 1991, la scure del referendum, voluto da Mario Segni, Augusto Barbera, Antonio Baslini, Aldo De Matteo e Marco Pannella, che vide un solo contrario Bettino Craxi che invitò i cittadini ad astenersi e precisamente ad “andare al mare”.
Gli italiani, purtroppo, non raccolsero l’invito ed andarono a votare: esattamente il 62,5% degli aventi diritto. Sono ancora vive in me le esultanze dei referendari (tutti, esclusi i socialisti).
Dunque la legge elettorale attuale è figlia di quel voto per cui riproporre il “voto di preferenza” significherebbe violare la volontà popolare e creare le condizioni per ripetere ciò che in passato è stato censurato da moralisti e non, essendo chiaro che, spesso, la popolarità per l’elezione è frutto solo marketing e non di capacità.
Per questo riproporre la legge elettorale per le politiche anche per le Europee non significa scippare i cittadini di un diritto, ma è un atto di giustizia e di coerenza politica.
In ogni caso Lei ben sa che i candidati per il Parlamento sono sempre stati individuati e/o scelti dalle segreterie nazionali dei partiti e la periferia non ha mai potuto nulla: esattamente come oggi!
Cordialità.
Marzio Pecci